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Empori e mesticherie

Empori, bazar e mesticherie sono negozi che rievocano il passato, ma che ostinatamente resistono al tempo nonostante i suoi profondi cambiamenti.

Sono luoghi magici, dove si viene sedotti dal fascino degli oggetti che vengono venduti al loro interno.

Le loro radici affondano in una tradizione più che millenaria, testimoniata dall’etimologia delle parole stesse. Il più antico tra tutti è l’Emporio, il cui termine, che risale al greco antico, significa luogo di approdo di un viaggiatore marittimo. Questo perché il Mediterraneo, il “mare tra le terre” rappresentava il principale ponte commerciale per tutti quei popoli che sulle sue sponde vivevano.

L’emporio era quindi il fulcro di questi scambi, intorno al quale nascevano e si sviluppavano intere città, e anche se nel presente l’identità di queste attività è mutata, diventando negozio dove vengono commercializzati prodotti d’ogni specie, rimane viva quella matrice dello scambio, della ricerca di merce nuova e sconosciuta proveniente da ogni dove.

La storia dei Bazar, in persiano “mercato”, non differisce molto da quella degli empori, se non per la sua origine iranica. I bazar sono quel dedalo di piccoli negozi artigiani, botteghe, mercatini, che si intersecano nei centri delle città mediorientali.Come molte altre parole dal suono esotico, si è introdotta nella nostra lingua già da diversi secoli, proprio per via della suggestione che evocavano questi luoghi di commercio.

E anche se nel tempo ha perso quell’accezione raffinata ed originale, diventando parola comune e luogo consueto, permane quel fascino e quella meraviglia nell’addentrarsi anche negli odierni o nostrani bazar. Le mesticherie, infine, sono negozi, o per esser più fedeli ai regionalismi ed al passato, “Botteghe”, dal piacevole e genuino sapore retrò. Il loro nome deriva da Mestica, un termine comune ai dialetti toscani e romagnoli che significa “mescolanza”, e che anticamente stava ad indicare la preparazione di colori ed olii che veniva stesa sulla tela o sul legno prima di dipingere. 

Il mesticatore o mestichiere, ovvero il negoziante, vende nella sua bottega i materiali per le belle arti, i colori, le vernici o gli smalti, ma anche i prodotti per la cura della casa, i piccoli utensili, gli specchi e le cornici, gli oggetti per la tavola, la merce sfusa o confezionata in loco.

Addentrandosi in una mesticheria si riscopre il gusto di esplorare tra i vecchi scaffali, di scovare oggetti nuovi ed inaspettati, di ritrovarne di antichi e dimenticati. Ci si specchia nelle bottiglie di vetro, ci si lascia guidare dall’odore della cera, si viene attirati dall’insolita bellezza che si annida sulle mensole. 

Come in un mercatino delle pulci o in una vecchia cantina, in un emporio, in un bazar o in una ferramenta di quartiere, dentro la mesticheria ci si perde in uno spazio apparentemente immutato, senza tempo. È un’orchestra di ninnoli e ornamenti, strumenti ed utensili, ognuno unico e speciale come la storia che racconta.

È da questa mescolanza di cose e racconti che nasce Bitossi Emporio, un atlante di oggetti trovati, selezionati o recuperati, una selezione naturalmente scomposta dove passato e presente, oggetti funzionali e decorativi, tradizione e novità si uniscono senza gerarchie. Un portacandele vintage, un goloso prodotto alimentare, un cestino intrecciato a mano, come sui ripiani degli scaffali di una mesticheria, vestono con originalità e diseguale armonia le tavole Bitossi Home. 

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